Botticelli, Bramante e Raffaello
SANDRO BOTTICELLI
ADORAZIONE AI MAGI
Dipinto nel 1475 circa con una tecnica tempera su tavola e con dimensioni di 111x134cm, presenta: Al centro, in posizione ingegnosamente rialzata, si trova la capanna diroccata della natività, composta da una roccia, un tetto ligneo retto da alcuni tronchi issati e da una parete a angolo in rovina, richiamo all'antichità perduta ribadito anche dagli edifici crollati a sinistra. La Vergine col Bambino, vegliata da dietro da san Giuseppe, viene a trovarsi al vertice di un triangolo ideale a cui mirano le linee prospettiche delle quinte laterali e lo scalare dei personaggi disposti. Dal vertice di questo triangolo un moto ascensionale sposta l'occhio dello spettatore verso l'altro, tramite la figura di Giuseppe, fino alla luce divina che spiove dall'alto. Un pavone, appollaiato a destra, simboleggia l'immortalità, poiché fin dall'antichità le sue carni erano ritenute immarcescibili.
PRIMAVERA
Dipinto nel 1480 circa con una tecnica tempera su tavola e con dimensioni di 207x319cm, presenta:
A destra, Zefiro, personificazione del vento primaverile, agguanta la ninfa Cloris, che inizia a emettere fiori dalla bocca; a causa della loro unione, la ninfa si trasforma in Flora, cioè nella Primavera, qui mostrata mentre sparge le rose raccolte sul grembo. A sinistra, le tre figure femminili che danzano tenendosi per mano potrebbero essere le Grazie, dee della bellezza e della grazia nonché compagne di Venere, di Apollo e delle muse, oppure le Ore, divinità al seguito di Venere; coperte di veli trasparenti, esse indossano gioielli raffinatissimi, che richiamano la formazione da orafo di Botticelli. All’estrema sinistra della composizione, Mercurio difende la magica perfezione di quel giardino, allontanando le nubi con il caduceo, il suo bastone alato.
NASCITA DI VENERE
Dipinto nel 1480 circa con una tecnica tempera su tavola e con dimensioni di 172,5x278,5cm, presenta:
la Venere, in piedi sopra una valva di conchiglia (simbolo di fecondità), è mostrata nuda, in parte coperta dai fluenti capelli biondi, nell’atteggiamento della Venus pudica – una mano al seno e l’altra al pube – tipico delle sculture ellenistiche e ben noto agli artisti già dal Medioevo. A sinistra, due geni alati abbracciati, identificabili con Zefiro, il vento primaverile, e la sua sposa Cloris, la sospingono nel suo viaggio verso terra con il loro soffio fecondatore. Alcuni studiosi hanno tuttavia riconosciuto nella figura femminile alata la dolce brezza Aura, ricordata nelle Stanze del Poliziano. A destra, sulla riva, una fanciulla scalza sta per coprire la dea con un manto di seta rosa ricamato con fiori primaverili, soprattutto margherite. Quest’ultimo personaggio è stato identificato da alcuni studiosi con l’Ora della Primavera, altri vi hanno riconosciuto Flora, altri ancora una delle Grazie. Alle spalle di questa figura femminile, il paesaggio è delineato dalle insenature e dai promontori della costa e impreziosito da un boschetto di melaranci in fiore lumeggiati d’oro. I melaranci, detti anche mala medica per le loro proprietà terapeutiche, sono allusivi alla stirpe medicea.
DONATO BRAMANTE
TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO
Il tempietto di San Pietro in Montorio, detto anche Tempietto del Bramante, è una piccola costruzione a pianta circolare posta al centro di uno dei cortili del convento di San Pietro in Montorio a Roma, sul colle Gianicolo; è situato in piazza di San Pietro in Montorio; Viene considerato uno degli esempi più significativi d'architettura rinascimentale, di cui esemplifica alcuni dei temi fondamentali, come la pianta centrale, la ripresa dell'architettura romana antica e la ricerca proporzionale e geometrica nel rapporto tra le parti. Il tempietto, monoptero e periptero, ha un corpo cilindrico, che costituisce la cella del tempio, la cui muratura è scavata da nicchie insolitamente profonde, decorate con conchiglie, e scandita da paraste come proiezione geometrica delle colonne del peristilio. La costruzione è infatti circondata da un colonnato tuscanico sopraelevato su gradini; sulle 16 colonne corre una trabeazione conforme alle indicazioni che Vitruvio ha dato per l'ordine dorico, con un fregio decorato con triglifi e metope. Le colonne sono di granito grigio; le altre membrature di travertino. Il soffitto dell'ambulacro è decorato a cassettoni. L'interno della cella ha un diametro di circa 4,5 m; più un "naos" che uno spazio dedicato alle funzioni liturgiche. La forma cilindrica è in qualche modo trasformata da alte e profonde nicchie, quattro delle quali ospitano piccole statue degli evangelisti. Sull'altare è collocata una statua di San Pietro di anonimo lombardo. Il pavimento è a tessere marmoree policrome, nello stile cosmatesco, oggetto di un certo revival a fine XV secolo. Lo spazio è coperto con una cupola, progettata in conglomerato cementizio (alla maniera degli antichi) e posta su un tamburo ornato da lesene che continuano quelle del registro inferiore, ma sono prive degli attributi dell'ordine architettonico. Il rivestimento in piombo, probabilmente presente fin dalla costruzione, è stato ripristinato nel XX secolo, in quanto nell'Ottocento era stato sostituito da tegole laterizie.
RAFFAELLO SANZIO
MADONNA DEL CARDELLINO
La scena rappresenta un momento di tenero svago all’aria aperta: San Giovannino è abbracciato dalla Vergine e tiene in mano un Cardellino; alla nostra destra il piccolo Gesù si volta verso il compagno di giochi e accarezza l’uccello. La Vergine tiene in mano un libro, un dettaglio che allude alla sua consapevolezza circa il futuro del figlio. In questa scena, tuttavia, non sembra esserci posto per la tristezza e la paura: la giovane madre si prende cura dei due bimbi con grande serenità, accettando il destino di entrambi. La Madonna indossa una veste rossa e un manto azzurro, due colori molto comuni nell’iconografia del personaggio e che abbiamo avuto modo di notare anche in alcune opere di Leonardo. Il rosso, infatti, allude al sangue e alla Passione di Cristo, l’azzurro al manto del cielo e al rapporto tra vita terrena e ultraterrena simboleggiato dalla Vergine. Osservando attentamente l’opera possiamo notare che nel trattare il paesaggio, il giovane Raffaello ha messo a frutto i suoi studi sulle opere di Leonardo. Si tratta, infatti, di un paesaggio fluviale tratteggiato morbidamente, con trapassi molto delicati tra zone d’ombra e di maggiore luminosità.
RITRATTO MADDALENA STROZZI
La posizione della donna è orientata a sinistra. Il volto è di tre quarti ma lo sguardo rivolto verso destra, oltre il fronte del dipinto. La scollatura è ampia e mette in evidenza il gioiello molto pregiato che porta al collo. La posizione sociale della protagonista è rivelata infatti dai preziosi che indossa al collo e porta alle dita. Le pietre della collana sono un rubino, uno smeraldo e uno zaffiro. Inoltre è presente una pietra bianca tagliata a formare una goccia. L’abbigliamento raffinato è realizzato con tessuti preziosi. Raffaello mise in evidenza le complesse decorazioni che accompagnano la fattura degli abiti.Le maniche colorate di blu intenso sono riccamente decorate con motivi damascati. Il corsetto che stringe il busto di Maddalena Strozzi è poi descritto nei minimi dettagli compresi i bottoni e i bordi di raso. La capigliatura pur compatta è movimentata da segni grafici che rappresentano alcuni capelli mossi dal vento. Il volto della donna sembra comunicare il suo stato d’animo. Lo sguardo, rivolto a destra oltre lo spettatore ha una leggera velatura di malinconia e la donna pare assorta nei suoi pensieri. Sul fondo è rappresentato un paesaggio di campagna interrotto solamente a sinistra da un esile alberello. Il cielo è azzurro e sereno attraversato da sottili e vaporose nuvole bianche.
DISPUTA SACRAMENTI
Il grande affresco realizzato da Raffaello ricopre funzione
religiosa. In questo dipinto si nota l’influenza di Michelangelo.
Probabilmente, fu l’ultimo ad essere realizzato all’interno della stanza
della segnatura da Raffaello, dei Palazzi Vaticani. Si trova sulla
parete opposta della Scuola di Atene. La Disputa sul Sacramento è un dipinto di Raffaello realizzato ad affresco di 5 x 7, 70 metri di grandezza. La Disputa del Santo Sacramento è un dipinto equilibrato tra toni caldi e freddi. Nel grande affresco risaltano in primo piano i rossi e i blu delle vesti. L’opera di Raffaello presenta una composizione quasi architettonica.
È costruita infatti attraverso la contrapposizione di due semicerchi.
In alto il semicerchio sul quale sono disposti Cristo e i Santi. In
basso, invece, si trova quello terreno nel quale è disposta la schiera
di dottori e sapienti. La struttura riprende quella del tamburo della
cupola. Infatti, si divide in spicchi e veli che trovano esatta
corrispondenza nel semicerchio in alto e in quello in basso.
SCUOLA DI ATENE
La lunetta che raffigura La scuola di Atene rappresenta un grande edificio classico. In primo piano Raffaello
dipinse un pavimento decorato con quadrati regolari. Su di esso si
innalza una gradinata e da questa alcune architetture classiche con
archi, soffitti a botte decorati con lacunari e nicchie contenenti
statue. Sotto le nicchie sono dipinti dei bassorilievi classici. Gli
edifici creano una scenografia simmetrica con al centro uno sfondamento
verso il cielo azzurro attraversato da nuvole bianche. Nella scena vi sono scienziati e intellettuali contemporanei a Raffaello
e appartenenti al mondo classico. I protagonisti dipinti al centro
contro il cielo sono i filosofi Platone e Aristotele. Platone ha un
braccio alzato e con una mano indica il cielo. Si tratta di un
riferimento al mondo delle idee che furono l’oggetto del suo studio.
Aristotele invece ha il braccio alzato di fronte a sé e il palmo della
mano rivolto verso il basso. Con questo gesto il filosofo indica il suo
interesse per l’esperienza e la natura.



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