RINASCIMENTO II


 ANDREA MANTEGNA (1431-1506)

 

Camera degli Sposi

A Mantova realizza la decorazione della Camera degli Sposi, la camera da letto di Ludovico II, un locale cubico parte dell'immenso complesso del palazzo gonzaghesco.

La grande novità della decorazione è rappresentata dallo sfondamento illusionistico di due pareti contigue e della volta, attuato tramite l’impiego della prospettiva, in modo da dare l’impressione di trovarsi nello spazio aperto di un loggiato.

In più sul tetto possiamo notare una terrazza dove si affacciano diversi angeli.


  Pala della Madonna della Vittoria

La Madonna della Vittoria è una grande pala d'altare tempera su tavola di Andrea Mantegna, realizzata nel1496, 

Il dipinto è conservato al Museo del Louvre in Francia, oggetto delle spoliazioni napoleoniche avvenute a Mantova.

La pala illustra da un lato l'omaggio di Francesco Gonzaga alla Vergine, dall'altro simboleggia la fede
cristiana (con allusioni antisemite), come voluto dal cardinale Gonzaga. 

 


Cristo morto

è uno dei più celebri dipinti di Andrea Mantegna, tempera su tela. Cristo è sdraiato sulla pietra dell'unzione, semicoperto dal sudario. La forte valenza sperimentale dell'opera è confermata sia dall'uso della tela come supporto, ancora raro per l'epoca, che dall'uso potente e invasivo dello scorcio prospettico, accompagnato a una sorprendente concentrazione di mezzi espressivi.





 Leon Battista Alberti (1404-1472)

 

Palazzo Rucellai

Il palazzo, commissionato dal ricco mercante Giovanni Rucellai, fu costruito tra il 1446 e il 1451 da Bernando Rossellino, su disegno di Leon Battista Alberti, che era legato al Rucellai da amicizia e da affinità culturale. L'Alberti curò solo un intervento parziale, con gli ambienti interni composti da edifici diversi e irregolari, che richiesero una concentrazione, anziché sul volume, sulla facciata, completata verso il 1465. L'Alberti stesso sminuì benevolmente il suo intervento definendolo come "decoro parietale". 

 

 


 Basilica di Santa Maria Novella 

Fra il 1439 e il 1442 la famiglia fiorentina dei Rucellai commissionò al grande architetto rinascimentale Leon Battista Alberti  il completamento della facciata di Santa Maria Novella, che tuttavia fu iniziato solo nel 1458.  La facciata della vecchia chiesa gotica era rimasta incompiuta nel XIV secolo; Alberti quindi dovette conciliare il suo progetto con la preesistenza della parte inferiore, già occupata da nicchie-sepolcro e in parte rivestita a tarsie marmoree bianche e verdi, secondo la tradizione romanico-gotica fiorentina. Anche i tre portali e l’ampio rosone circolare erano già stati aperti e dimensionati; l’aspetto della facciata era infine condizionato dai livelli delle navate retrostanti.

 

Tempio Malatestiano

L'esterno del tempio malatestiano fu progettato da Alberti alcuni anni dopo l'avvio dei lavori all'interno. Egli ideò un involucro marmoreo che lasciasse intatto l'edificio preesistente. L'opera, incompiuta, prevedeva nella parte bassa della facciata una tripartizione con archi inquadrati da semicolonne con capitello composito, mentre nella parte superiore era previsto una specie di frontone con arco al centro affiancato da paraste. Punto focale era il portale centrale, con timpano triangolare al centro di un fornice riccamente ornato da lastre marmoree policrome di spoglio, provenienti probabilmente da Ravenna, che richiamano, nella stessa accurata scelta cromatica delle pietre, l'opus sectile della Roma imperiale. La mancanza dell'arco superiore permette di vedere, ancora oggi, un pezzo della semplice facciata medievale a capanna di San Francesco. Sopra di essa è poi collocata una piccola croce, simbolo del cristianesimo cattolico praticato nel Duomo. 


Tempio di San Sebastiano

La storia della chiesa di San Sebastiano, costruita da Leon Battista Alberti su commissione del marchese Ludovico II Gonzaga a partire dal 1460, è decisamente complessa ed incerta tanto è vero che non abbiamo certezze circa la sua reale destinazione d’uso. Una delle ipotesi è che fosse pensata per diventare un sepolcro di famiglia ma non si percorse mai questa scelta. Nelle intenzioni dell'Alberti il Tempio presentava una pianta centrale, formata da una croce greca inscritta in un quadrato con tre absidi semicircolari; i quattro bracci dovevano essere coperti con volte a botte. L'impianto planimetrico si ripete in modo speculare nella chiesa inferiore, che ha un accesso indipendente rispetto all'aula superiore ma ricorda una cisterna tardoantica nella sua concezione.

 

Basilica di San Andrea

Nella sua ultima opera Leon Battista Alberti ha creato non soltanto un capolavoro dell'architettura rinascimentale, ma anche un modello di spazio sacro variamente ripreso in innumerevoli chiese sparse nel mondo intero.Nel 1470 Leon Battista Alberti presento' a Ludovico II Gonzaga un progetto “piu' capace piu' eterno, piu' degno e piu' lieto” che indusse il marchese a far iniziare i lavori, morto l'Alberti nel 1472,sotto la direzione dell'architetto fiorentino Luca Fancelli. La storia della fabbrica di Sant'Andrea segue poi la storia della citta': tra la facciata e la cupola intercorrono circa 300 anni, durante i quali vari architetti ed artisti assunsero la direzione dei lavori.






Piero della Francesca (1415-1492)

 

Pala Brera

La pala con la Sacra Conversazione, nota come Pala di Brera, fu commissionata al grande pittore rinascimentale Piero della Francescada Federico da Montefeltro, signore di Urbino, per celebrare la nascita dell’erede maschio Guidubaldo nel 1472 e per commemorare la morte della moglie Battista Sforza, deceduta per le conseguenze del parto. Destinata in origine a un mausoleo mai realizzato e collocata nella Chiesa di San Bernardino a Urbino, dove riposano il duca e sua moglie, la tavola fu poi prelevata, nell’Ottocento, dagli esperti d’arte francesi mandati in Italia da Napoleone a far incetta di opere d’arte. La pala con la Sacra Conversazione, nota come Pala di Brera, fu commissionata al grande pittore rinascimentale Piero della Francescada Federico da Montefeltro, signore di Urbino, per c
elebrare la nascita dell’erede maschio Guidubaldo nel 1472 e per commemorare la morte della moglie Battista Sforza, deceduta per le conseguenze del parto. Destinata in origine a un mausoleo mai realizzato e collocata nella Chiesa di San Bernardino a Urbino, dove riposano il duca e sua moglie, la tavola fu poi prelevata, nell’Ottocento, dagli esperti d’arte francesi mandati in Italia da Napoleone a far incetta di opere d’arte.

 

 La Flagellazione

La Flagellazione è uno dei più celebrati capolavori di Piero della Francescagrande maestro della pittura quattrocentesca. Dipinta, secondo le ultime ipotesi, tra il 1460 e il 1461, è considerata come una delle opere più controverse del Rinascimento. Il dipinto fu quasi certamente eseguito a Urbino, dove il pittore si era trasferito dalla fine degli anni Cinquanta e dove visse, a più riprese, per un lungo periodo. Committente del quadro potrebbe essere stato Federico da Montefeltro, duca di Urbino e suo grande ammiratore. Federico era un guerriero; tuttavia, aveva acquisito nel tempo la cultura degna di un sovrano europeo e aveva alimentato nella sua corte un clima di sontuoso e raffinato mecenatismo.La Flagellazione riunisce due scene distinte eppure connesse fra di loro: a destra, in primo piano, tre uomini sembrano colloquiare insieme, in una strada affiancata da edifici antichi e rinascimentali. 

 

Dittico dei Duchi di Urbino

La grande fortuna di Piero della Francesca eccellente pittore rinascimentale, è sicuramente legata, almeno in parte, al rapporto privilegiato che questi ebbe con la corte di Urbino, governata con pugno di ferro dal Duca Federico da Montefeltro, suo grande ammiratore. Federico, guerriero tanto valoroso quanto privo di scrupoli, aveva acquisito nel tempo la cultura degna di un sovrano europeo e alimentato un clima di sontuoso e raffinato mecenatismo. I letterati e gli artisti più noti del tempo ben volentieri si recavano nella città marchigiana, attratti dal suo vivace clima culturale.

  

 

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